citazione

citazione della settimana : "Mi chiedo cosa spinga a fissare la luce di una candela facendone il proprio sole" (...)

venerdì 17 giugno 2011

L'italia peggiore (con la “i” minuscola)

Uno fa voto di rasserenarsi, di lasciare che i “malapoliticanti” si ammazzino a vicenda, uno fa voto di smettere di rompere le palle altrui scrivendo i propri pensieri, uno fa voto anche di vedere il bello che c'è nel mondo... poi arrivano Brunetta e Stracquadanio, uno che insulta i precari l'altro che dai dei nullafacenti a chi si informa su internet e tutto l'idillio termina, il cielo
si oscura e le palle tornano a girare.

Sono giorni ormai che, almeno su internet, si parla di Brunetta & Stracquadanio la coppia comica del momento, quindi do per assodato che tutti sappiano a cosa mi riferisco (così non fosse provate a cercare “Italia Peggiore, Brunetta, Stracquadanio” su un qualunque motore di ricerca) vorrei solo sottolineare un paio di cose. Numero uno: i farneticanti tentativi perpetrati dal ministro Brunetta (comincia con la B come padron 'lusconi che sia un segno?) di giustificarsi del presunto assalto mediatico tramato alle sue spalle ovvero del così detto agguato squadristico al quale è stato sottoposto su internet sono stati sistematicamente demoliti, quasi in tempo reale, semplicemente accostando le sue parole al filmano dell'evento che lo ha visto definire la rete di precari come “l'Italia peggiore”; una gran pena a dire il vero osservare come al pari di padron 'lusconi anche Brunetta sia in preda al delirio, come anche nella sua mente si sia delineata una Distopia nella quale è convinto di vivere, dove egli è il supereroe che ha salvato l'Italia dai malvagi comunisti nullafacenti, dove i precari sono solo una invenzione della malefica organizzazione criminale CGIL, andrebbe curato assieme al padron 'lusconi. Numero due: attaccarsi a definizioni giuridiche sulle tipologie di contratto per smorzare a parole il fenomeno del precariato (del tipo “ma i contratti di somministrazione di lavoro non sono precariato” e così via) è un modo di fare davvero squallido, al di là delle nozioni da primo anno di Diritto (o di secondo anno di Ingegneria visto che persino io ho studiato qualcosa al riguardo) precariato è semplicemente quella condizioni di lavoro che non ti permette di sottoscrivere con sicurezza un mutuo per comprarti una casa visto che da lì a qualche mese potresti avere il culo a terra, che sia la definizione o meno data dal diritto questa è la sensazione comunemente percepita dai più ergo fa testo, più di tanti libri di diritto del lavoro, quindi non venga a raccontare stronzate. Numero tre: l'amico Stracquadanio invece di dare dei nullafacenti a chi sa usare internet dovrebbe fare un po' di introspezione su se stesso e sulla sua categoria, la politica è diventata nullafacenza per antonomasia (oltre a corruzione e criminalità) quindi che non venga a recitare la parte del lavoratore oberato. Peraltro capisco che possa dare fastidio una rete informativa libera dove chiunque può contestare qualunque cosa, ricercare le verità (vedere il punto uno) e bypassare le censure visto che distrugge la cortina di ferro creata sul servizio informativo pubblico ma fatto sta che esiste e sempre più persone hanno imparato ad utilizzarla per smascherare le cazzate di chicchessia, che se ne faccia una ragione invece di insultare.

Cari politici dell'insulto, siete voi l'italia peggiore, con la “i” minuscola, siete voi che insultate coloro che rappresentate, perché ricordate che il vostro dovere è di rappresentare e fare l'interesse di tutta l'Italia e non solo dell'italietta dei vostri amici e compari. Ricordatevi bene che il referendum è stato solo l'inizio, trovarsi col culo per terra è un attimo. 

giovedì 26 maggio 2011

Le amministrative affossano il referendum

Sono settimane che l'attenzione di tutti è monopolizzata dalle elezioni amministrative, in particolare dai risultati di quattro città prima (Napoli, Bologna, Milano, Torino) e di due ballottaggi poi (Napoli e Milano). Caricati inizialmente all'unanimità di un significato quasi messianico da tutte le parti in gioco che si definivano preventivamente vincenti, per giorni ogni singola trasmissione di approfondimento non ha fatto che parlarne. Passa la prima tornata elettorale, escono i risultati e tutti comunque si danno vincenti, come accade sempre in questi casi, il che farebbe quanto meno alzare la palpebra a qualcuno dotato di senso critico e invece no di nuovo tutte le trasmissioni parlano dei risultati cercando una qualche presunta verità. Passa qualche giorno e si comincia a parlare dei ballottaggi, in particolare di quello di Milano visto che il premier si è autonomamente giocato la faccia con la sua decisione di scendere in campo in prima persona. Tra le vicende di presunta violenza, i presunti attentati fascio – comunisti e la solita guerra degli insulti e della lettura creativa dei programmi l'attenzione rimane monopolizzata dal ballottaggio di Milano. Non basta, terminati i ballottaggi per tutta la settimana prossima tutti parleranno del risultato di questi e nuovamente ci si interrogherà sui grandi ed elevati significati politici di una amministrativa e via con un'altra settimana di informazione “bloccata”. Del referendum del 12-13 giugno praticamente non se ne parla se non per qualche messaggio autogestito da parte di sconosciuti movimenti che in orari del tutto inadeguati spuntano senza molto senso logico, ad esempio questa mattina su Rai3 poco prima del programma di approfondimento Agorà ve ne sono stati due riguardanti i quesiti referendari sull'acqua; soliti slogan piuttosto approssimativi da una parte e l'indegno invito all'astensione dall'altra.

Mancano poco meno di tre settimane dal referendum su quattro importanti quesiti e la situazione è sempre quella: informazione e dibattito pressoché inesistente (si contano giusto un paio di puntate di Agorà e di Anno zero in materia del nucleare) quando, al contrario, vi è estrema necessità di fare chiarezza così che ogni cittadino si possa fare una propria idea informata al riguardo. Chiarezza e informazione, dunque non la solita demagogia a slogan e neppure l'invito all'astensione preventiva che sono entrambi chiari inviti all'ignoranza. Siamo al monopolio amministrativo, si parla solo di Milano e Napoli, non che le amministrative non siano importanti ma si sta davvero dibattendo sul “colore del nero” con eccesso di tempi e rubando spazio ad altra informazione.

Ora a un malpensante, come il sottoscritto, potrebbe anche venire il sospetto che il separare amministrative e referendum (con notevole dispendio di soldi pubblici) ponendo tuttavia le due chiamate alle urne relativamente vicine temporalmente tra loro non sia stato fatto casualmente, bensì avendo in mente precisi scopi. Numero uno: evitare che le amministrative chiamassero alle urne un'affluenza tale da rimpolpare il quorum del referendum con bella pace dell'astensionismo tanto caro a qualcuno. Numero due: allontanare la data del referendum ha dato modo alle camere di far passare il decreto Omnibus contenete la moratoria sulle centrali nucleari da realizzare in Italia, passato con voto di fiducia alla camera di 313 sì contro 291 no e che rischia (a meno di intervento della cassazione) di affossare il quesito referendario del nucleare ovvero il più caro alla cittadinanza. Numero tre: rubare tempo utile alla discussione per evitare di pubblicizzare eccessivamente il referendum dato che, come è stato ammesso da più parti, si invita all'astensionismo data la presunta strumentalizzazione della chiamata alle urne, il che ha davvero poco senso.

Insomma le amministrative stanno di fatto bloccando il referendum o meglio bloccandone l'informazione, persino su internet i blog che si danno all'attualità hanno smesso di parlarne. Unico luogo ove sembra che l'argomento non passi di moda è il celebre social network Facebook ove ormai da più di un mese, in diverse tornate quotidiane, girano inviti multipli a una partecipazione attiva e consapevole al referendum, spesso mossi da una presa di coscienza autonoma e apartitica di persone qualunque come noi tutti.

Ci si chiede se almeno nella settimana del 6-12 giugno si potrà parlare del referendum o se invece si glisserà sul bel tempo e sulla voglia di andare al mare.

mercoledì 25 maggio 2011

Questo blog e Carbon Neutral

Per una volta mi permetto di fuoriuscire dal campo di competenze di questo blog per segnalare un'insolita iniziativa davvero molto interessante mirata a rendere “carbon neutral” i blog come questo. Ma come al solito andiamo con ordine.

Ogni tecnologia richiede risorse, dalle materie prime per la sua realizzazione fisica al consumo energetico per il suo funzionamento, il che incide inevitabilmente sull'ambiente. Prendiamo un tipico blog, tra i milioni presenti in tutto il mondo, come può essere questo; bene possiamo assumere il suo impatto ambientale nella durata della sua esistenza come l'emissione di un certo quantitativo di anidride carbonica (CO2). Qual'è il metodo naturale migliore per aggiustare questo impatto ambientale? La tecnologia CCS? No, piantando alberi che, come tutti sanno, catturano anidride carbonica (CO2) per produrre ossigeno (O2) e sono persino belli da vedere, pensate un po'! Da questi presupposti parte l'iniziativa “diventa un blog a impatto zero” di “Dove Conviene” in collaborazione con “i plant a tree”! ovvero la novella versione italiana della stessa iniziativa già presente da tempo in Germania.

La pagina di “Dove Conviene” è molto chiara in merito alle meccaniche dell'iniziativa, comunque riassumiamo brevemente: per ogni blog che aderisce all'iniziativa viene piantato gratuitamente un albero (una Acacia per essere precisi) a Göritz, presso Coswig (regione di Saxony-Anhalt) a sud di Berlino per intenderci. Come si partecipa? Basta scrivere un post riguardante l'iniziativa nel prorpio blog, inserire uno dei bei “bottoni” (come li chiama il sito), segnalare il tutto a co2neutral@doveconviene.it ed il gioco è fatto!

È una bella iniziativa, non vi costa assolutamente nulla se non un po' del vostro tempo e spinge alla presa di coscienza che la riduzione dell'impatto ambientale delle tecnologie di cui viviamo passa anche per le nostre mani. Invito tutti a partecipare all'iniziativa. 

lunedì 23 maggio 2011

Sky Vs Current: cronaca di uno scontro

Current TV è un network internazionale che si occupa di informazione indipendente (sempre più merce rara) fondato nel 2005 dall'ex vicepresidente americano nonché nobel per la pace Al Gore assieme all'imprenditore e avvocato Joel Hyatt. Attualmente Current è presente, tra gli altri, negli Stati Uniti, in Irlanda, in Inghilterra e dal 2008 anche in Italia, per lo più ospitato dalla piattaforma satellitare Sky Italia che, però, ha deciso di terminare la collaborazione con Current Italia, specificando di averlo fatto a malincuore e solo a causa di richieste economiche esagerate avanzate dalla controparte unite ad un calo degli ascolti verificatosi nell'ultimo anno. Scatta la polemica ed è lo stesso Al Gore a mobilitarsi scatenando il caso ed accendendo la diatriba.

Ne sono state dette tante negli ultimi giorni, ma cerchiamo di riassumere ed ordinare i punti salienti della vicenda nel tentativo di fare un po' di chiarezza. Secondo Al Gore la decisione di non rinnovare il contratto a Current Italia non deriva dalla sede Milanese bensì direttamente da New York, niente meno che dalla News Corporation la multinazionale di Rupert Murdoch proprietaria di Sky Italia. Sempre secondo l'ex vicepresidente alla base della vicenda vi è l'annuncio di Current USA di assumere Keith Olbermann, un anchorman liberal molto critico sulla destra americana e che più volte è stato al centro di polemiche ed invettive contro il ricco repubblicano Ruper Murdoch e il suo impero mediatico. Al Gore rincara ulteriormente: “La News Corporation è una multinazionale con un programma politico molto preciso e quando ci sono voci che contrastano con la linea di Murdoch, lui semplicemente le spegne”. Strano, mi ricorda qualcuno. Si deve ammettere, al di là della vicenda, che Sky Italia fino ad ora è sempre stata una piattaforma che ha ospitato, anche grazie a Current Italia, inchieste e contenuti d'attualità che la televisione pubblica non ha mai passato e viene naturale chiedersi se questo cambiamento di tendenza, venuto d'oltre oceano, sia unicamente dovuto alla scelta di ospitare Olbermann su Current USA, ed è ancora il premio nobel della pace a fornire un'interessante spunto di riflessione. Secondo questi Sky sta cercando di entrare nel business del digitale terrestre, la vera prima forma concorrenziale alla grande piattaforma satellitare che si sia vista nel nostro paese, ma per fare questo è necessario l'appoggio del governo; ecco che mentre sino a qualche tempo fa non scorreva buon sangue tra Murdoch e il nostro premier (per varie vicissitudini di ordine economico e concorrenziale) ora i due potrebbero voler dialogare molto più pacatamente e lo scambio di favori per entrare nel digitale terrestre potrebbe risultare proprio nel tarpare le ali a Current Italia che più volte ha trasmesso servizi poco graditi al nostro presidente del consiglio. Sono sempre e solo supposizioni ma sapendo come vanno le cose il tutto non è poi così irreale, anzi appare sin troppo plausibile.

Come ha risposto Sky a queste accuse? Basta andare sul sito per leggere la loro difesa. Dopo avere precisato che Sky Italia è stata la piattaforma che nel 2008 ha creduto nelle potenzialità di Current TV lanciandola in esclusiva, il network satellitare imputa proprio a Current la “colpa” della risoluzione del contratto. Sky afferma che giunti alla naturale scadenza contrattuale è stata fatta un'altra offerta “in linea con il mercato, con il contesto economico e con le performance di Current” offerta non accetta con conseguente richiesta di “un aumento dei corrispettivi da parte di Sky pari al doppio di quelli attuali”. Inoltre Sky fa presente che la performance del canale non è in crescita, anzi tra il 2010 e il 2011 la perdita degli ascolti di Current TV è stata del 40%, dato che francamente di “prima botta” lascia un po' perplessi.

Parte una piccola guerra sui numeri, come accade sempre in questi casi, nella quale risulta difficile districarsi, chiunque abbia studiato un po' di statistica e/o abbia messo le mani su delle percentuali sa bene che è molto facile ottenere risultati in linea con quanto si vuole sottolineare ma non altrettanto mostrare che il procedimento utilizzato è controverso. Per chi voglia approfondire questa guerra sui numeri consiglio “Current Tv: la verità sui dati d’ascolto” dal blog del General Manager Italiano Tommaso Tessarolo. Che gli ascolti calino o crescano resta meritevole il fatto che recentemente Current Italia ha vinto il premio Hot Bird TV 2010 come migliore canale news europeo a pari merito con BBC World News.

Arriva la nuova mossa di Al Gore che, mostrando una certa lungimiranza, si affida al potere della rete (che contrariamente a quanto si possa pensare in Italia sta crescendo sempre di più) chiedendo a questa di diffondere la notizia di quanto stia accadendo lanciando un nuovo appello “Bisogna farlo sapere a Sky che gli italiani non sono d’accordo con questo abuso di potere. Devono farsi sentire anche gli abbonati minacciando di disdire il loro abbonamento se Sky non tornerà sui suoi passi”. La risposta non si fa attendere e la notizia vola tra blog, sui maggiori social network e molti abbonati cominciano a spedire lettere a Sky che a sua volta non tarda a rispondere sul proprio sito tramite l'amministratore delegato Tom Mockridge. Nella lettera si ribadisce che Sky non ha affatto deciso unilateralmente di sospendere il canale, bensì è stata fatta un'offerta lo scorso 13 maggio a Joel Hyatt per un rinnovo contrattuale di altri tre anni, offerta rifiutata con la richiesta del doppio della retribuzione stabilita per un cifra complessiva vicina ai dieci milioni di dollari il che è stato rifiutato anche a fronte del presunto calo di ascolti. In effetti può essere scaricata da tutti la digitalizzazione dell'offerta Sky del 13 maggio (con tanto di firma) per quanto, curiosamente, sia stato cancellato l'importo della cifra offerta a Current. Mockridge sottolinea, successivamente, che la vicenda non ha nulla a che fare con Olbermann che, peraltro, non sapeva neppure chi fosse prima della vicenda. Sorvolando sull'ultima affermazione appare evidente che di nuovo tutta la colpa viene riversata su Current.

Siamo arrivati all'ultimo capitolo della intricata vicenda, abbiate pazienza, ovvero l'ultima risposta di Current. Pare che poco meno di un mesetto prima della proposta di rinnovo (il 22 aprile per la precisione) fosse stato mandato un fax dall'amministratore delegato di Sky Italia Mockridge dal seguente incipit: “Come anticipato per telefono, confermiamo che, sfortunatamente, dati i pesanti e inaspettati tagli di bilancio, non siamo nella posizione di negoziare un rinnovo del contratto di trasmissione per Current Tv in questo territorio e che quindi l’attuale accordo scadrà il 7 maggio 2011” risultate in una secca interruzione delle trasmissioni, a partire dal 30 giugno come si legge successivamente, piuttosto unilaterale in effetti, con una compensazione pari a un milione di euro. C'è di più, l'ammontare della cifra offerta solo successivamente in merito al rinnovo triennale del contratto (quello del 13 maggio per intenderci) prevedeva un compenso proprio pari, pensa il caso, allo stesso milione di euro di cui sopra, a dire di current meno di un terzo del precedente contratto e, sempre secondo il network, una cifra troppo bassa per la sopravvivenza.

Insomma a fronte di ciò prende senso l'ipotesi che Sky, avendo fiutato odore di nascenti proteste, abbia tamponato la sospensione unilaterale della collaborazione con una offerta contrattuale dal compenso irrisorio che di fatto non poteva essere accettata, in modo da scaricare la colpa della cessata collaborazione proprio sull'emittente “silurata”. Se poi consideriamo che nel contempo si è sedata la diatriba tra Murdoch e Berlusconi proprio in un delicatissimo periodo di calo dei consensi (tra vicende giudiziarie, dichiarazioni anomale e votazioni varie) di quest'ultimo con conseguente rimozione del canale dai contenuti spesso molto critici (si pensi al Passaparola del giornalista Marco Travaglio regolarmente ritrasmesso proprio da Current Italia) verso questi, qualche sospetto viene anche su un presunto rapporto tra i due ricchi leader mediatici. Quale sia la verità non è, comunque, ancora dato sapere; non ci resta che attendere ulteriori sviluppi

venerdì 20 maggio 2011

I montatori del TG1 in protesta non firmano i servizi

Augusto Minzolini
Che il TG1, ammiraglia dei telegiornali di servizio pubblico, abbia cambiato nettamente linea dall'avvento di Augusto Minzolini è abbastanza evidente, ma che ci fossero effettivamente dissidi interni forse non lo si immaginava. Il caso scatta da una lettera inviata dai 25 montatori della sede RAI di Milano proprio al direttore Augusto Minzolini, lettera di forte protesta nella quale dichiarano la volontà di ritirare le proprie firme dai servizi montati, un chiara e netta presa di posizione sulla linea editoriale adottata negli ultimi tempi prendendone le distanze per salvaguardare la propria dignità professionale. Ecco il testo integrale della lettera:

I montatori della RAI di Milano, sempre più distanti dalle scelte editoriali perseguite dal TG1, esprimono il loro forte dissenso nei confronti di un’informazione parziale e coartata e non riconoscendosi nella sua linea, sia come professionisti del settore giornalistico che come utenti della televisione pubblica, ritirano la firma dai propri servizi del telegiornale in attesa di un cambio nella gestione e di un ripristino di quella che dovrebbe essere una reale obiettività della notizia che restituisca al TG1 la dignità che gli deve appartenere in quanto prima fonte d’informazione del paese.

Questa precisa scelta adottata unicamente verso il TG1 dai montatori di tutte le testate RAI sembra il naturale prosieguo di un episodio avvenuto l'anno scorso riguardante Maria Luisa Busi. L'episodio in questione vede la sopracitata Busi abbandonare la conduzione dell'edizione delle ore venti del TG1 a causa di polemiche col direttore; in una lettera ella spiegava di non riconoscersi più nella testata e che per difendere le proprie prerogative professionali da conduttrice altro non poteva fare se non togliere la faccia dal telegiornale. Secondo la versione di Minzolini il tutto era accaduto unicamente perché alla Busi era stato in precedenza comunicato che sarebbe stata spostata all'edizione delle tredici in quanto il rinnovamento della veste grafica del TG1 prevedeva, tra le altre cose, un nuovo anchorman all'edizione serale. Quale fosse la verità comunque il tutto avveniva qualche tempo dopo la rimozione dei tre giornalisti Tiziana Ferrario, Piero Damosso e Paolo Di Giannantonio, secondo il direttore per favorire un ricambio generazionale (dopo l'assunzione di 18 precari) e svecchiare la veste del telegiornale, secondo altri come punizione per non avere firmato un documento in favore di Minzolini in seguito al caso scaturito dopo l'annuncio al TG1 dell'assoluzione del legale coimputato di Berlusconi nel caso Mills, mentre in realtà era stato solo prescritto.

La si pensi come la si pensi fatto sta che a distanza di un anno arriva la protesta all'unanimità dei montatori i quali dichiarano apertamente una “un'informazione parziale e coartata” (coartare: costringere, forzare). A fronte di un telegiornale sempre più di costume e sempre meno di notizie ove le proteste si fanno intestine ci si chiede se non sia il caso di indagare e fare partire un'inchiesta visto che il tutto riguarda il primo tra i telegiornali di servizio pubblico che, appunto, un vero servizio pubblico dovrebbe fornire.


giovedì 19 maggio 2011

I “tre” dell'Ave Maria contro la famiglia omosessuale


(su segnalazione di Gipple)

Le infelici dichiarazioni del sottosegretario alla famiglia Giovanardi (in arte “provaci ancora giova”) riguardo alla celebre pubblicità IKEA avevano destato più di una perplessità, quando non indignazione, da parte di molti eppure il prode crociato del nuovo millennio, per nulla stanco, non solo mostra desiderio di continuare nella sua scelleratezza bensì rilancia. Sotto accusa questa volta sono i libri per bambini e un famoso videogioco “the sims 3”. Ma andiamo con ordine.
Il videogioco in questione è un simulatore di vita a trecentosessanta gradi nel quale è possibile, tra e altre cose, costruire la propria abitazione, scegliere un lavoro e fare carriera, crearsi una famiglia, avere figli, etc... il tutto condito con i tipici tratti comici dei videogiochi della casa Maxis. Ora quale malvagità avranno intravisto in ciò? È presto detto, il videogioco consente relazioni di ogni tipo ovvero: uomo – donna, uomo – uomo e donna – donna permettendo in ogni caso il matrimonio e l'adozione di un figlio. Questa è la causa dell'ira dell'europarlamentare UDC Carlo Casini del “Movimento per la vita” (e meno male) che scende tra le truppe di “provaci ancora giova” dal quale trova immediatamente appoggio. Non basta, la crociata rimpolpa ulteriormente le sue fila con l'entrata in campo di Maurizio Gasparri che da il suo appoggio costituendo il terzo elemento del triumvirato. I tre dell'Ave Maria... ma non erano quattro? Se ne saranno persi uno, forse sta giocando a The Sims 3.
Bene, andiamo a leggere le critiche smosse. Secondo Carlo Casini i produttori del videogioco dovrebbero quanto meno evidenziare ai consumatori del bel paese che da noi il matrimonio omosessuale è illegale; è be certo metti che questi si mettono in testa che siamo in un paese libero? No, no, non va bene, si va contro gli sforzi profusi dal governo in questi anni. Gasparri ovviamente ritiene la proposta del prode Carlo quanto mai sensata, ma non si perde in inutili parole il suo appoggio, sono sicuro, sarà nei fatti concreti. C.Casini continua: “È inaccettabile che un videogioco che entra nelle case di milioni di italiani permetta a un bambino di 6-7-8 anni di creare una coppia gay che può anche adottare bambini” ci si chiede perché sia inaccettabile che nel videogioco coppie omosessuali ed eterosessuali siano identiche e vengano trattate allo stesso modo ma il prode C.Casini non esita a spiegarcelo: ”Lo sviluppo della sessualità di un adolescente presenta inizialmente aspetti di omosessualità e bisessualità, che poi si armonizzano e l'eterosessualità diventa la regola. Questi videogiochi intervengono in quel momento di sviluppo parziale, in cui è normale che ci siano tendenze omosessuali che rischiano di essere fissate. Questo è un modo per fissare l'omosessualità” in pratica lo psicologo newage insinua che l'omosessualità adulta è solo una devianza scaturita da una scorretta educazione del bambino che in sé è insieme eterosessuale, bisessuale e omosessuale. Insomma viene indotto a fare la scelta sbagliata a causa del videogioco. Siamo tornati indietro di qualche centinaio di anni insinuando che si sceglie di essere omosessuali e che questa scelta è in sé una devianza alla regola. Un applauso per C.Casini! Sulla sua faccia possibilmente. Voi ora vi domanderete: ma Giovanardi? Giovanardi rilancia: “È evidente che siamo davanti a una grande campagna delle lobby che vogliono promuovere certi valori. Questo non avviene solo con i videogiochi come The Sims, ma anche con libri destinati ai bambini che invece di proporre una famiglia con papà e mamma, quando si parla di genitori ne propongono una di un papà con un papà” il crociato unto da nostro signore si riferisce probabilmente a un libro che aveva portato nella trasmissione Agorà qualche settimana addietro, un libricino per bambini nel quale si spiega la famiglia e si asserisce che essa può essere formata da “una mamma e un papà” o “da due mamme” o “da due papà”. Immaginatevi “provaci ancora giova” che trova in libreria un'opera del genere, alla portata di tutti e per di più rivolta ai bambini! Avrà sfiorato l'attacco cardiaco per un pelo. Peccato non esista più l'indice dei libri proibiti ma questo non basta a fermare il nostro prode eroe che ha già promesso azioni legali contro la casa editrice del libretto.
Insomma il messaggio dei crociati è chiaro: la famiglia è formata da un uomo e una donna. Che si vogliano bene non è importante. Che si odino non è importante. Ce non si guardino, che si menino, che si insultino, nulla ha importanza a patto che ci sia un uomo e una donna. Questi tre oscuri personaggi della politica italiana forse non hanno capito che il mondo poco alla volta sta cambiando, la coscienza di molte più persone di un tempo è rivolta all'obbiettivo “pari diritti e pari dignità” e simili stupide dichiarazioni non fanno altro che compattare il fronte comune di chi condanna l'omofobia, anche quando malcelata dietro una presunta difesa dei valori della famiglia. Vogliamo una lotta alle ingiustizie reali e non questo. Vogliamo che ognuno possa vivere esprimendosi in pieno senza che qualcuno decida per lui che così non deve essere. Vogliamo che si smetta di creare una artificiale idea di “normalità” così da poter bollare tutto il resto come “devianza”. Vogliamo la libertà.


È ora di dire basta.

(chiunque voglia segnalare qualche avvenimento o notizia può contattarmi direttamente all'indirizzo noluntas@hotmail.it)

martedì 17 maggio 2011

Sardegna: rifiuto quasi all'unanimità sul nucleare

Le jeux son faits, le urne sono chiuse, i voti ormai tutti conteggiati e come dopo ogni amministrativa tutti leggono i dati risultanti nel modo che più gli aggrada. Il risultato? Hanno vinto tutti, persino chi ha perso clamorosamente e non c'è modo di farlo ammettere a nessuno. Tra i mille presunti vincitori ne esiste però uno che può essere univocamente riconosciuto, per quanto sino ad ora se ne sia parlato poco, ovvero la vittoria del “no al nucleare” scaturito in Sardegna. Ma andiamo con ordine.

Nelle giornate di domenica e lunedì si è andati a votare in 1274 comuni ma in più in Sardegna ci si è espressi anche sul referendum consultivo regionale sul nucleare. Un referendum consultivo si può intendere come la richiesta di un parere su un dato argomento senza che il risultato sia vincolante, come invece accade nell'abrogativo; la sua disciplina è regolata spesso a livello regionale e nel caso della Sardegna il quorum, ovvero la percentuale minima di afflusso alle urne degli aventi diritto al voto perché il risultato fosse valido, era stata fissata al 33%. Una scheda verde per un quesito referendario straordinariamente chiaro e conciso: “Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?”, croce sul Sì per manifestare la contrarietà al nucleare sull'isola, viceversa croce sul No.

Il quorum viene abbattuto con il 59.49% degli aventi diritto al voto recatisi alle urne ed il risultato è pressoché un plebiscito popolare, i dati aggiornati alle 21,10 di lunedì 17 dichiarano una percentuale del 97.64% per il Sì ed il risultato è ormai certo. La Sardegna è di fatto la prima regione a dare una risposta chiara sul nucleare, ricalcando grossomodo i risultati del celebre referendum abrogativo del 1987 e schierandosi a prepotenza contro il nucleare. Lo straordinario risultato, per quanto geograficamente circoscritto, potrebbe essere un forte segnale sulla volontà di non tornare al nucleare puntando, invece, sulle nuove tecnologie energetiche che si stanno affacciando sempre di più nel panorama del rinnovabile (penso al marsili project e al solare termodinamico di Rubbia ad esempio). “Sono felice e fiero di questo risultato, di questa grande prova dei sardi. Sono fiero della coesione della Sardegna capace di dare una prova di unita' di fronte a una scelta da cui dipende il nostro futuro” così commenta il presidente della Regione Ugo Cappellacci che poi illustra la volontà di portare l'approvvigionamento energetico dell'isola per un 40% alle fonti rinnovabili.

A fronte di questa chiara vittoria contro il nucleare in Sardegna rimane ancora l'incognita sulla sorte del quesito referendario del 12-13 giugno, stoppato dal governo con un emendamento all'articolo 5 del decreto legge “omnibus” già votato al senato. La decisione non è ferma alla Cassazione, come spesso si sente dire, difatti prima che questa si possa esprimere è necessario che il decreto legge venga votato anche alla camera e sia, poi, pubblicato sulla gazzetta ufficiale concludendo l'iter legislativo, solo allora la Cassazione potrà adempiere alle sue valutazioni.

Si rimane tutti in attesa.