citazione

citazione della settimana : "Mi chiedo cosa spinga a fissare la luce di una candela facendone il proprio sole" (...)

giovedì 28 aprile 2011

CCS: stoccare l'anidride carbonica sottoterra è la soluzione al problema?

Recentemente ho avuto modo di leggere su un noto mensile un articolo inerente alla tecnologia CCS rivolta alla cattura dell'anidride carbonica; incuriosito non c'è voluto molto per trovare altre informazioni, sia “polarizzate” che non, arrivando sino al sito internet dell'azienda ENEL. Ma andiamo con ordine.

Come è noto bruciando combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale, …) nelle centrali termoelettriche si ottiene l'emissione di anidride carbonica (CO2) la quale costituisce uno dei principali Gas Serra, causa dell'omonimo effetto. CCS sta per Carbon Capture and Sequestration e consiste, semplificando all'estremo, nel catturare la CO2 prodotta nel processo di combustione e stoccarla in appositi siti geologici, insomma metterla sotto terra. Questa tecnologia permetterebbe di continuare lo sfruttamento dei giacimenti di combustibili fossili riducendo l'emissione di gas serra, dunque di andare incontro alle richieste del Protocollo di Kyōto senza rinunciare all'impiego delle centrali termoelettriche, con grandi vantaggi economici. Insomma, salvare capra e cavoli.

Tutto bello e tutto buono se non che, essendo ancora un tecnologia in fase di sviluppo, i problemi da risolvere esistono e non sono indifferenti. Principale ostacolo al largo impiego di questa tecnologia è dovuto all'ancora ampio dispendio energetico necessario per attuarla, insomma “attualmente la CCS erode una fetta di efficienza alle centrali termoelettriche troppo elevata, nell'ordine del 10–15% su una efficienza media delle centrali europee del 35%” (Newton oggi, 14 aprile 2011). Cosa vuol dire? Che pressappoco un terzo dell'energia prodotta va ad alimentare il CCS system e quindi è considerata persa da un punto di vista economico. Si ritiene, comunque, di poter abbattere drasticamente il calo di efficienza portandolo al 3-4%. Nell'articolo è citato l'impianto pilota di Brindisi, venendo dunque a conoscenza che l'Italia sperimenta questa tecnologia il passo è breve nell'andare a curiosare sul sito dell'agenzia ENEL cercando altre notizie. Si apprende che l'Unione Europea ha emanato direttive riguardo il CCS (siamo attorno al 2008 – 2009) e per una volta l'Italia si è allineata con piacere, peraltro: “il consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare il decreto che definisce le norme per l'utilizzo di questa tecnologia” (sito ENEL).

Tutto bello e tutto buono sino a che la ricca industria termoelettrica si paga le sue sperimentazioni, un po' meno quando si viene a sapere che sono anni che i governi investono miliardi su questa tecnologia (siamo già ampiamente oltre ai 20 miliardi di dollari investiti dai vari governi), in accordo al G8 tenuto in Hokkaido, senza ancora avere raggiunto lo scopo di avere entro il 2010 ben 20 progetti dimostrativi su larga scala. Insomma ancora previsioni di investimenti miliardari su questa tecnologia, a fronte di un vantaggio economico evidente qualora entrasse in funzione ma che ancora stenta a dare risultati concreti.

Ma non è tutto oro quel che luccica. Rifacciamoci ad uno studio pubblicato su Nature Geoscience di Gary Shaffer, climatologo del Niels Bohr Institute e direttore del Danish Center for Earth System (abstract). Elaborando più scenari relativi a differenti metodi e applicazioni della CCS ed ipotizzandone gli effetti sul clima attraverso un lungo periodo (fino a 100'000 anni) egli sostiene che il risultato è per lo più un ampio surriscaldamento solo ritardato del pianeta ed una forte acidificazione degli oceani. Andiamo con ordine. Il “deep – ocean carbon storage” consiste nell'iniettare il gas nelle profondità degli oceani e risulta essere una sorta di follia contro l'ecosistema marino. Migliore lo stoccaggio geologico (in apposite cavità sotterranee naturali) a patto di avere perdite inferiori a 1% ogni mille anni (ammetto non so quanto questo sia effettivamente verificabile quindi non mi pronuncio). Così non fosse bisognerebbe compensare le perdite con un processo attivo di ri – sequestro dell'anidride carbonica presente nell'atmosfera innescando un oneroso ciclo la cui eredità sarebbe nostra per chissà quanti anni (e l'esperto fa un forte paragone con le scorie nucleari). Al di là di queste considerazioni l'opinione non sembra affatto di parte poiché Shaffer non manca di sottolineare la sensatezza teorica su cui si basa la CCS e il suo enorme potenziale, a patto di non sottostimare i problemi che ne potrebbero conseguire.

Al di là di tutto la mia domanda resta questa: la CCS è davvero un sistema per risolvere il problema dei gas serra o è solo un modo di tamponare (se non nascondere) il problema permettendo lo sfruttamento di quei giacimenti di combustibili fossili attorno ai quali ruotano ingenti interessi? Ritengo che le nuove tecnologie non vadano mai bocciate a prescindere ma rimango dell'idea del Consenso Informato: ampi studi sui possibili effetti prima di applicare il tutto indiscriminatamente. Qualora i rischi non vi fossero allora il tamponamento delle emissioni potrebbe essere interessante, ma solo a fronte di grandi investimenti pubblici su fonti energetiche rinnovabili in modo da calare sempre di più l'utilizzo delle centrali termoelettriche e risolver effettivamente il problema alla radice. Mi pare, però, che si stia andando in un'altra direzione. La CCS rischia di diventare il pretesto per continuare lo sfruttamento di combustibili fossili ignorando completamente altre forme energetiche meno inquinanti. Gli alti investimenti richiesti dalla CCS rischiano di togliere risorse alla ricerca su tecnologie emergenti (penso al Marsili Project che si propone di ricavare energia da un vulcano sottomarino al largo della Sicilia) legandoci di fatto ad un antico modo di produrre energia. Insomma grande sviluppo di tecnologia su processi obsoleti (combustione di petrolio, gas, …) che di fatto dovremmo abbandonare invece che sviluppo di tecnologia innovativa che potremmo utilizzare negli anni a venire con ben minori impatti ambientali.

Personalmente rimango molto perplesso.

martedì 26 aprile 2011

Ammissione di colpa

Un estratto dal sito web de Il Fatto Quotidiano: “Durante il suo intervento, il premier italiano ha anche accennato alla recente decisione del governo di frenare sull’energia nucleare, nonostante “siamo assolutamente convinti che sia il futuro per tutto il mondo”, ha detto. Berlusconi ha così spiegato il motivo della moratoria governativa: il timore dell’opinione pubblica dopo il disastro di Fukushima avrebbe reso il nucleare “impossibile per anni”. Meglio aspettare “uno o due anni perché si tranquillizzino”.

Insomma quello che molti di noi avevano ipotizzato, o meglio di cui eravamo certi come già scrissi su questo stesso blog in “Nucleare: il passo del gambero”, trova conferma nelle nuove parole del premier; l'emendamento all'articolo 5 del decreto omnibus è stata una chiara manovra per fermare il quesito referendario sul nucleare in modo da togliere la parola ai cittadini. Berlusconi fa capire che lui la decisione l'ha già presa da tempo e non cambierà idea per nulla al mondo, per lo più ci tratta da bambini lobotomizzati, convinto che le proteste verso la “libera circolazione della radioattività” (permettetemi questa licenza poetica verso il nucleare) siano solo capricci sul latte versato di Fukuscima, un incidente di cui ci dimenticheremo presto mangiando pop – corn davanti alla televisione. Uno si potrebbe pure offendere.

Eventi come quello di Fukuscima non dovrebbero essere presi a pretesto per bollare gli appartenenti ad una certa linea di pensiero (gli anti – nuclearisti in questo caso) come delle tredicenni emotive in preda a sbalzi umorali, bensì creare un forte sentimento popolare che porti ad una presa di coscienza, anzi alla voglia di una presa di coscienza. In ambito medico mi pare si parli di “consenso informato” ovvero l'obbligo di fornire tutte le informazioni necessarie al paziente per consentirgli di prendere la decisione di sottoporsi o meno ad una operazione o ad una particolare cura; ambirei che anche su temi di importanza nazionale quale il ritorno del nucleare ci potesse essere qualcosa di simile, ma si preferisce far tacere tutto. Invece di aprire un dibattito nazionale approfondito sul nucleare, dando visibilità e modo a esperti informati di ogni opinione di confrontarsi liberamente così da creare libera informazione (e non disinformazione per una volta) c'è chi decide direttamente per noi, come un severo capofamiglia che dice ai suoi bambini “non è cosa che vi riguardi, sono cose da grandi”. Grazie tante.

Quindi ci ritroviamo “mazziati e cornuti”, nessun potere decisionale e per lo più con una politica energetica congelata sino a nuovo ordine. Il rinnovabile torna in auge in tutto il mondo e invece di porci in testa a questo positivo trend noi disincentiviamo solare ed eolico (col decreto rinnovabili) e ricorriamo al gas importato; in questo modo il prezzo dell'energia non potrà assolutamente scendere (quasi certamente salirà) il che creerà malcontento ed al momento giusto i soliti ignoti porteranno un messaggio di speranza messianico adducendo di potere risolvere tutto ricorrendo alla miracolosa coppia uranio&plutonio. Santi subito! Un copione già visto in questi anni.

È ora di dire basta.

lunedì 25 aprile 2011

25 aprile: sarà Sempre la festa della Liberazione

8 settembre 1943: il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio annuncia l'entrata in vigore dell'armistizio con gli anglo – americani, lasciando il paese nel caos e fuggendo con il sovrano al sud. Da ora, per un anno e otto mesi, l'Italia vedrà il progressivo affermarsi della Resistenza, movimento popolare composto da militari dell'esercito regio quanto da semplici cittadini che si opposero all'occupazione dei nazisti e dei fascisti nel nord Italia mentre si costituiva la Repubblica Sociale Italiana (RSI)(meglio conosciuta come Repubblica di Salò). Il 9 settembre 1943 nasce il CLN : comitato di liberazione nazionale il quale riunì tutte quelle forze di diversa estrazione ideologica e sociale (partito d'azione, partito socialista di unità proletaria, democrazia cristiana, partito liberale, partito comunista ...) contro il comune avversario del nazi – fascismo. La lotta Partigiana, lotta di popolo senza distinzioni sociali, scalda le coscienza e di fatto apre la strada alle forze alleate; quando all'inizio dell'aprile del '45 gli alleati danno una nuova offensiva, il CLNAI (Comitato di Liberazione Alta Italia) organizza insurrezioni popolari nelle principali città e il 25 aprile a Milano assume pieni poteri. 25 aprile 1945 diventa la data della Liberazione.

Ricordare la storia recente è il modo migliore di festeggiare, traendo insegnamento da quello che è successo, ricordando chi è morto per cercare di portare la democrazia in Italia, per resistere ai poveri revisionisti storici che non comprendendo la storia cercano di riscriverla.

Oggi mi sento italiano, ricordando che c'è chi ha lottato per renderci liberi, chi ha sofferto sui monti, chi è morto non accettando il dispotismo, chi ha detto “non ci sto”, chi ha ritenuto che non si può sempre restare impassibili a guardare ma a volte bisogna agire. Se si tende l'orecchio e ascoltiamo possiamo sentire la storia che ce lo sussurra, che ci insegna che bisogna agire, che ci da un monito di non restare a guardare. Sarà per questo insegnamento che la Liberazione non va a genio a molti.

Ne abbiamo sentite tante in questi anni: Mr. Berlusconi che voleva cambiarla da Festa della Liberazione a Festa della Libertà (un po' come il suo partito guarda caso), le strumentalizzazioni politiche da ogni lato, la criminalizzazione della Resistenza, la glorificazione degli Alleati (dimenticando sempre quei bombardamenti alleati che uccisero molti civili come a Motnecassino). Come, poi, dimenticare le dichiarazioni di Borghezio a riguardo, che vorrebbe abolire questa festa ed equipara i patrioti della resistenza con i patrioti della Repubblica di Salò: “Vogliamo dire che non si riconoscevano nel tricolore quelli che sono andati a combattere per una causa evidentemente persa? Basta leggere le lettere dei caduti della Repubblica Sociale, che sono uguali a quelle dei caduti della Resistenza”, i caduti son caduti ma non sfociamo nel ridicolo. Insomma dichiarazioni che sembrano voler dire: “il 25 aprile del '45? roba vecchia, roba scaduta, roba marcia, buttala nella spazzatura” e intanto i revisionisti godono con la proposta della Carlucci.

Insomma a 66 anni dalla liberazione già ce la siamo dimenticati e, mentre qualche vassallo cerca di rivederla e di toglierla, Re B. non ha mai avuto il coraggio di proclamarsi apertamente antifascista.

Oggi leggete un paio di pagine dai vostri vecchi libri di storia e avrete festeggiato la liberazione molto meglio di quanto vorrebbero farvi credere.

Buona festa della Liberazione a tutti. 

sabato 23 aprile 2011

Giovanardi contro Ikea: la famiglia omosessuale è incostituzionale

Mi ero imposto di non scrivere nulla sino a lunedì prossimo, ricominciando con il tema della liberazione. Nemmeno il nuovo attentato verso il referendum mi aveva convinto a rinunciare a questo proposito, ma Giovanardì è riuscito dove altri hanno fallito e dopo avere letto la sua dichiarazione non sono riuscito a frenarmi.
Ebbene sì, il toto – dichiarazione indecente questa volta tocca a Giovanardi il quale, stanco di essere ignorato a fronte del Bossi di turno, tuona contro la bella pubblicità dell'Ikea che potete vedere nell'immagine.
L'Ikea è libera di rivolgersi a chi vuole e di rivolgere i propri messaggi a chi ritiene opportuno. Ma quel termine 'famiglie' è in aperto contrasto contro la nostra legge fondamentale che dice la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio” questa la dichiarazione del Sottosegretario di Stato alla Famiglia che scomoda persino la costituzione, impugnandola per schiaffeggiare l'onta subita dalla malvagia multinazionale. Che un membro di questo governo citi la costituzione fa già ridere di per sé, se poi si osserva come viene citata allora è chiaro che chi non ha familiarità con questo basilare documento dovrebbe tacere. Se l'allegro sottosegretario Giovanardi avesse evitato di saltare a piè pari i dodici principi fondamentali allora avrebbe osservato che l'articolo 3 comma 1 recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. se poi non fosse svenuto per lo shock ed avesse continuato a leggere il comma 2 avrebbe constatato con somma meraviglia che: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (...)insomma in qualità di ostacolo si sarebbe dovuto rimuovere da solo. Pericolo scampato per lui.

Ora, a prescindere dalla costituzione, mi chiedo cosa muova una persona a scagliarsi contro una pubblicità nella quale l'unione di due persone dello stesso sesso viene giustamente definita famiglia. Famiglia non è legame di sangue, famiglia non è rapporto eterosessuale, famiglia è volersi bene a dispetto del resto. L'incostituzionalità sta nel negare ciò. L'incostituzionalità sta nel pensare che la famiglia abbia un orientamento sessuale. L'incostituzionalità sta nel non garantire pieni diritti a tutti. L'incostituzionalità sta in tutti coloro che non si indignano davanti alla dichiarazione di chi dovrebbe tutelare TUTTE le famiglie.

Il nostro sottosegretario alla famiglia prende lezione da una multinazionale immobiliare estera.

È decisamente ora di dire basta.

venerdì 22 aprile 2011

Bar Chigi: barzellette, slogan & festini mentre il paese sprofonda


Non sono mai stato un moralista dal grilletto facile, tutt'altro; ho sempre ritenuto importantissima la libertà personale e a fronte di divergenze di vedute il dibattito civile è un'ottima pratica salvo non cadere nell'ottica del missionario, votato solo alla conversione dei miscredenti.
La libertà di pensiero e di veduta è un diritto fondamentale di noi tutti, può essere educata ma non violata; la libertà di agire, invece, è per sua stessa natura limitata e così deve essere perché non si permettano prevaricazioni e dimostrazioni di cattivo gusto.
Detto ciò, ritengo anche che personaggi pubblici di un certo rilievo, in particolare della classe politica, dovrebbero mantenere un minimo di contegno nel loro esercizio dei poteri dei quali sono stati investiti.

Precisato quanto sopra mi chiedo come sia possibile che i membri più in vista della nostra classe politica si comportino come un gruppo di ragazzini alla loro prima gita all'estero. Un presidente del consiglio che elargisce barzellette di cattivo gusto come fossero caramelle, che ingaggia una personale battaglia contro la magistratura e contro il presidente della camera, che non ha il coraggio di definirsi antifascista e che “spara” dichiarazioni imbarazzanti ogni nei momenti peggiori. Esponenti di un partito, anch'esso al governo, che si permettono di elargire slogan del calibro di “föra dai bal” e considerazioni di poco senso quali “non gli possiamo mica sparare, ancora”, sempre riferendosi agli immigrati. Membri dell'opposizione che mostrano cartelli che danno dell'assassino a uno dei ministri. I ministri stessi che litigano tra loro come bambini. E così via... Una “caciara”, la follia più totale, risse e slogan in parlamento e poi tutti “a donne”, per usare tutta una serie di eufemismi, appena si esce. Un comportamento che mi aspetterei da un gruppo di persone che prendono l'aperitivo al bar non certo dai nostri rappresentanti. Mi aspetto da Gianni, il pensionato che va al bar dell'angolo, dalla visibilità pubblica di una marmotta impagliata, che dopo la terza grappa esterni un “Chemmenefotteammé degli immigrati, che vadano via dalle balle” non certo da un rappresentante della maggioranza al governo il quale sa benissimo che ogni sua dichiarazione ha un ben preciso peso. Ho sbagliato, avrei dovuto usare il condizionale “dovrebbe sapere” perché ormai tutti dichiarano tutto senza un minimo di coscienza e responsabilità; sento nelle dichiarazioni e nelle trasmissioni di approfondimento discorsi della stessa risma di quelli che io faccio il sabato sera davanti a una birra con i miei amici, a questo punto potrei entrare in politica pure io...

Ma non basta. Mentre una parte del paese di indigna di questi comportamenti che farebbero rivoltare i padri costituenti nella tomba, l'altra parte dà dei brigatisti ai procuratori di Milano (sull'onda della moda lanciata dal nostro sovrano) ed esalta la presunta potenza sessuale del premier venerandolo grazie alla gran sacerdotessa Carlucci che lo individua come il mito dei suoi figli. Voi capite che persino la mala – politica è già ad anni luce da qua, siamo già proiettati nella follia più totale, nel surrealismo, ci siamo tuffati in un quadro di Dalì senza accorgercene.

Qua va tutto in malora e intanto a Bar Chigi la classe politica prende l'aperitivo, guarda qualche sedere e sputa sul 25 aprile. E la costituzione? L'articolo 1 ormai è un sottobicchiere di Berlusconi. 

mercoledì 20 aprile 2011

Nucleare: il passo del gambero



Oggi al senato si voterà, come previsto, il decreto legge omnibus ma con una novità recentissima, un emendamento dell'articolo 5 che apparentemente va a fermare la corsa nuclearista del nostro paese e che così recita: “Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”. Successivamente una nota di Palazzo Chigi va a precisare che “Con l'emendamento viene affidato al Consiglio dei ministri la definizione di una nuova Strategia energetica nazionale. La Strategia terrà conto delle indicazioni stabilite dall'Ue e dai competenti organismi internazionali; e, prima di essere approvata definitivamente dal Consiglio dei Ministri, sarà sottoposta all'esame della conferenza Stato-Regioni e delle competenti Commissioni parlamentari”.

Possiamo dunque noi anti – nuclearisti patologici, trascinati dalla razione più che dall'emotività, ritenerci contenti e soddisfatti? Purtroppo no. Questo passo indietro venuto dopo un'escalation di contraddittorie dichiarazioni da parte dell'esecutivo fa solo parte del metodo della “cortina fumogena” per acquisire quel consenso popolare più che mai necessario alle soglie di due importanti eventi. Quali sono questi eventi? Le amministrative alle porte ed il referendum del 12 giugno. Il tema del nucleare è diventato alquanto scomodo da Fukushima in poi, dato che è stata nuovamente dimostrata al mondo la pericolosità di questa forma energetica e la disinformazione eretta a barriera davanti agli occhi dei cittadini si è frantumata con grande cruccio di quel governo che aveva fatto del ritorno al nucleare un suo punto cardine. Ormai il danno è fatto e per correre ai ripari si fa temporanea totale marcia indietro su tutta la politica energetica con l'ovvia intenzione di aspettare tempi migliori per riportare in auge il nucleare tricolore.

Sia ben chiaro, non scrivo ciò per una premeditata presa di posizione contro l'attuale governo bensì mi baso su una personale analisi dei fatti. Innanzitutto il ritorno al nucleare era stato deciso senza interpellare direttamente i cittadini, come se il referendum abrogativo del 1987 fosse scaduto in barba alla volontà popolare tanto decantata da B. , fatto quanto meno curioso. In secondo luogo a marzo il temuto Decreto Rinnovabili fa fatto tremare in molti: tagli retroattivi all'eolico e il tetto limite di 8000MW per gli impianti fotovoltaici (che grazie al cielo almeno questo per ora è saltato ma se ne riparlerà a breve) mettendo di fatto un freno al rinnovabile. Già da ciò mi pare chiaro che sino ad oggi la politica energetica, piuttosto pasticciata, è andata a senso unico verso l'unica direzione del nucleare, strozzando le alternative e non mostrando alcuna volontà di lavorare sulle rinnovabili. Dopo il disastro in Giappone ed una serie di mezzi ripensamenti conditi con un buon numero di contraddittorie dichiarazioni ora sembra venire ingranata la marcia indietro. Questo oltre all'ovvio effetto sulle impellenti amministrative, con tutta probabilità porterà ad una cancellazione del quesito referendario contro il nucleare privando, di fatto, per la seconda volta i cittadini di una manifestazione chiara e diretta di democrazia. Insomma, se tutto va come nei loro piani, ci tolgono la possibilità di scegliere se lo vogliamo o no questo nucleare, decidono loro. Qual'è il problema? Che non essendoci una diretta manifestazione di volontà contro il nucleare (una delle possibilità qualora si tenesse il referendum) nel momento in cui il governo lo ritenesse più opportuno potrebbe tranquillamente ri – orientare la politica energetica verso il binario sinora percorso, in barba a tutti noialtri.

Non c'è una reale marcia indietro sul nucleare, solo uno stop ammazza – referendum (d'altronde se passano le leggi ammazza – processi...) ed uno stallo effettivo della politica energetica nazionale più che una sua revisione, ipotesi improbabile di fronte all'orientamento a senso unico avuto sinora.

Questo è il passo del gambero, che cammina all'indietro per arrivare a destinazione, in barba a tutto e tutti. 

lunedì 18 aprile 2011

Oligarchia?

Settembre 2007 : con 350000 firme viene presentata al senato la proposta di legge Parlamento Pulito, (il testo lo potete trovare qui); aprile 2011 il Movimento 5 Stelle, promotore della proposta, torna a protestare perché quella legge rimane in un cassetto del Senato. La domanda è: perché un così eccezionale esercizio di democrazia e di volontà popolare rimane bellamente ignorato dai presunti rappresentanti di suddetta volontà? Il sospetto è sempre quello: la proposta di legge mina direttamente gli interessi dei “tronisti” di Palazzo Madama (sede del Senato della Repubblica) e di Montecitorio (sede della Camera) minacciando di sfoltire le radici tramite le quali rimangono avvinghiati alle loro poltrone e allora non se ne discute, molto meglio occupare le camere con delle leggi Ammazzaprocessi.

Mentre le reali dimostrazioni di volontà popolare vengono arrotolate e fumate alle camere, Bernascone, ops pardon volevo dire Berlusconi (è che ogni tanto i due si confondono) dichiara a tempi alterni che “una parte della magistratura persegue con ogni mezzo il sovvertimento della volontà popolare” e tutti i suoi vassalli gli fanno coro proclamando la sua impunibilità in quanto incarnazione vivente della volontà popolare, una sorta di messia del popolo che non si può guardare direttamente in volto senza incorrere nella sua ira. Insomma, è stato votato e fino alla scadenza democratica del suo mandato lui dovrebbe poter far tutto, anche abolire la democrazia se necessario (d'altronde è il suo governo che ha depenalizzato il Colpo di Stato... ma di questo non se ne è mai parlato). Mi chiedo, avrà imparato da Gheddafi, che fino a poco tempo fa considerava come Leader di Libertà?

Esilarante è poi la distinzione tra manifestazioni d'espressione di volontà popolare e manifestazioni di facinorosi pilotati da fazioni politiche, esilarante ma semplice: se manifesti pro – Berlusconi o Pro – Governo allora esprimi la volontà popolare, se manifesti contro a tutto ciò allora sei un facinoroso pilotato da qualche forza politica. Perché vi chiederete voi? Ma è semplice! Il governo è eletto dalla maggioranza no? Allora fino alla scadenza del governo eletto ogni manifestazione contro suddetto è come fosse contro la democrazia, contro la volontà popolare e contro tutto ciò che c'è di bello e buono nell'universo. Un geniale sillogismo.

La contraddizione mi sembra ora evidente: la volontà popolare ci è concessa una tantum, ovvero nel momento delle elezioni, lì Popolo sei Sovrano, unto ed ingrassato di promesse, ma come le urne si chiudono la cosiddetta “volontà popolare” (sta perdendo significato questa parola a forza di scriverla vero? Bene così la rivaluteremo tutti) viene congelata fino alla fine del governo vincitore ove questo dovrà essere messo nelle condizioni di governare senza futili distrazioni (processi per mafia, processi per corruzione, … sciocchezze). Parafrasiamo? È come se ci dicessero: “avete votato? E adesso non rompete più le palle per un po'.” Insomma è come se ogni tanto ci gettassero un biscotto per cani per farci smettere di abbaiare e noi scodinzoliamo felici e contenti, sgranocchiando la nostra sovranità. Ma questa la chiamate democrazia? Démos : Popolo e Cràtros : Potere ovvero Governo del Popolo non Governo di Pochi, ovvero Oligarchia : Oligoi = Pochi e Archè = Potere.

Da La Casta di Sergio Rizzo e Gian antonio Stella: “Ma come ricordò un giorno Eugenio Scalfari citando l'amatissimo Alexis de Tocqueville, l'oligarchia è <<un sistema dove il potere è fortemente centralizzato e i corpi intermedi sono stati dissolti o indeboliti nelle loro autonomie. Al vertice i poteri costituzionali, anzichè distinti e bilanciati, si sono fittamente intrecciati tra di loro. Chi li gestisce fa parte dell’oligarchia; ciascuno degli oligarchi ha una sua area esclusiva di potere, che gli altri sono impegnati a garantirgli in perpetuo, a condizione naturalmente di godere del diritto di reciprocità.>> questo <<non significa necessariamente che il popolo non possa votare, ma che i meccanismi elettorali sono costruiti in modo da confermare invariabilmente l’oligarchia. >>” Scalfari è stato un grande giornalista del novecento, fondatore del quotidiano Repubblica, mentre Alexis de Toqueville è un importante esponente ottocentesco del liberismo. Leggere ciò che sosteneva de Toqueville più di duecento anni addietro fa paura se si pensa ala situazione in cui si trova oggi l'Italia.

Revisione dell'articolo 1 della Costituzione: (comma 1) L'Italia è una Repubblica Oligarchica, fondata sulla disinformazione e sul conflitto di interessi.(comma 2) La sovranità appartiene a pochi eletti, che la esercitano nelle forme e nei limiti che ritengono più adeguati.

E il cittadino? Aspetta le prossime elezioni conscio di commettere un errore qualunque cosa farà.

venerdì 15 aprile 2011

Storia 2.0

Non bastava il processo breve alla camera. Non bastava il processo lungo al senato. Non bastava nemmeno la scandalosa proposta al senato di abrogare l'apologia di fascismo. No, si può dare di più! Ed ecco che spunta Gabriella Carlucci, deputata PDL e membro del Comitato per i Beni Artistici della Camera, che con 18 valorosi soldati presenta una proposta di legge per mandare all'indice i libri di storia comunisti. Essì, ci sono troppi libri di storia con una chiara impronta sinistroide e comunista che avvelenano le menti dei vostri figli, ma non preoccupatevi, la Carlucci li ha scoperti ed ora verrà fatta chiarezza. Che amarezza, uno direbbe che a queste vaccate persino la “destra”, se così possiamo chiamare il partito di Vostra Maestà, ci abbia rinunciato e invece no. Già per principio dare agli storici dei comunisti è come dare ai magistrati delle toghe rosse, be ci siamo abituati in fondo, tutto ciò che va contro a Vostra Maestà è lesa maestà, se lo vogliono giudicare impiccate i giudici e se la storia non è come lui vorrebbe allora la si cambi. Ai Vostri ordini Sire.

Mi piacerebbe appoggiarmi alle sintesi della proposta di legge già incriminata fatta da persone certamente più competenti di me, ma non vorrei mai che qualcuno dica che qua si va per sentito dire, quindi testo alla mano (potete trovarlo qua: http://www.camera.it/view/doc_viewer_full?url=http%3A//www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stampati/pdf/16PDL0046400.pdf&back_to=http%3A//www.camera.it/126%3FPDL%3D4101%26leg%3D16%26tab%3D2%26stralcio%3D%26navette%3D ) e diamoci un'occhiata.

Tragedia già alle prime quattro righe (non si perde tempo!) : In Italia negli ultimi cinquant’anni lo studio della storia è stato spesso sostituito da un puro e semplice tentativo di indottrinamento ideologico.“, detto da loro fa ridere.
Dopo uno sproloquio esilarante sul muro di Berlino arriva una frase impegnativa “Tutto ciò non è pura teoria” ed ecco che scattano le prove raccolte dalla task force carlucciana sui libri di storia che avvelenano le menti dei vostri figli. Vengono citati alcuni passaggi: “ Palmiro Togliatti, « un uomo politico intelligente, duttile e capace di ampie visioni generali »; Enrico Berlinguer, « un uomo di profonda onestà morale ed intellettuale, misurato e alieno alla retorica »; Alcide De Gasperi,« uno statista formatosi nel clima della tradizione politica cattolica ».” Solo io non vedo nulla di estremistico in questi passaggi? È prassi nei libri di storia che a prescindere dal loro orientamento politico i grandi personaggi vengano trattati e mi pare assurdo che proprio il loro orientamento ideologico debba essere una discriminante. Il problema, forse, non è nemmeno questo ma il fatto che non se ne parli male. I copiosi altri esempi che si hanno nelle successive pagine della proposta di legge fanno affiorare la tesi esposta dalla deputata: questi libri di storia esaltano la sinistra e demonizzano la destra; la falsità di ciò è palese per chi la storia un minimo l'abbia studiata. Non siamo più di fronte all'insegnamento di quarant'anni fa, non ha più senso affrontare la storia come un rigido e asettico susseguirsi di avvenimenti cronologici avulsi da ogni contesto; grazie al cielo tutto ciò è cambiato e si è capito che ogni avvenimento storico deve essere inserito nel suo contesto socio – culturale – ideologico per essere correttamente compreso, altrimenti torniamo a recitare le poesie a memoria. Ma il clou lo si ha in questo passaggio “Può la scuola di Stato, quella che paghiamo con i nostri soldi, trasformarsi in una fabbrica di pensiero partigiano e anche fazioso, spesso superficiale?” ecco, ORA si preoccupano della scuola pubblica. Ancora: “Indottrinamento subdolo e meschino perché diretto a plagiare le giovani generazioni dando insegnamenti attraverso una visione ufficiale della storia e dell’attualità asservita a una parte politica.” Siamo alla follia,le psicosi di Nostra Maestà hanno contagiato anche i suoi deputati, vedono rosso ovunque. La "visione ufficiale della storia", come se la storia non fosse una ed una sola, qua passa che gli storici invece di spaccarsi la testa sullo studio e l'analisi di reperti e testimonianze concrete, si fumano delle canne e poi scrivono i loro viaggi. Fantastico. 

Tutta la proposta di legge è un ritorno al Revisionismo storico, tanto amato e tanto tentato dalla destra, perché studiare la storia, quella vera, ci porta a comprendere il presente, non sia mai! È sbagliato scrivere le porcate del fascismo altrimenti al senato non mi fanno abolire l'apologia di fascismo. È sbagliato parlare dei padri della repubblica, altrimenti persino Vespa “ride in faccia” a Berlusconi quando si proclama meglio di deGasperi. È sbagliato parlare della Costituente e del suo mirabile lavoro, altrimenti poi alla gente viene voglia di difendere la costituzione e i politici non possono fare il loro comodo. È male parlare di Garibaldi e del risorgimento, altrimenti scatta un po' di patriottismo sull'Italia unita e poi i Leghisti come fanno a fare la secessione padana?
Ma non preoccupiamoci, prima o poi la storia verrà riscritta, questo è solo il primo passo.

Storia 2.0, dove Garibaldi è un mostro, Mussolini un Santo e Mangano un eroe. 
Storia 2.0 : al più presto nella mente dei vostri figli. 

mercoledì 13 aprile 2011

Karma verdano

Bisogna respingere gli immigrati, ma non possiamo sparargli, almeno per ora” questa la meravigliosa dichiarazione del leghista Castelli, viceministro alle infrastrutture, nella trasmissione Porta a Porta, che da nuovamente prova di un eccellente buon gusto nel discutere, si fa per dire, di un tema non solo di estrema attualità ma anche di estrema importanza. Castelli da poi una fantasiosa interpretazione alle sue stesse parole, affermando che se la situazione continua a degenerare potrebbe essere necessario l'utilizzo delle armi, ma nessuno si augura questo ed il “per ora” era proprio riferito al fatto che non si vuole si arrivi a ciò. Matteo Salvini, europarlamentare ed esponende della Lega, ad Agorà conferma ciò, per lui le parole di Castelli sono chiare: nessuno si augura l'uso della violenza se non in risposta ad altra violenza.

La lega rincara la dose dopo il “Fora dai bal” del padre della patria, incredibile ma vero qualcuno ha avuto il coraggio di definirlo tale, Bossi e come sempre getta il sasso e poi nasconde la mano, difatti subito dopo aver sparato dichiarazioni surreali cominciano le fantasiose interpretazioni a cui, francamente, faccio fatica a credere che a qualcuno possano sembrare ragionevoli. Qual'è il problema? Il problema è che la Lega nasce dalla xenofobia ed è ora al governo per la sua politica territoriale padana di difesa (armata?) contro gli invasori, che siano campani, calabresi o libanesi non ha importanza, tutti uguali dal Po in giù. La cara Lega, però, ora si trova a dover fronteggiare la cosiddetta “emergenza immigrazione” libico – tunisina e, se applicasse quanto i suoi esponenti di punta hanno predicato per arrivare al governo, ora dovrebbe gettare tutti in mare e affondare i barconi, ma per quanto ciò sia “ottimo” come slogan, poi in pratica si accorgono persino loro che non si può fare (ma tu guarda) e il loro intelligentissimo elettorato s'incazza, e scusate il termine tecnico. Come si rimedia a ciò? In due modi: per prima cosa si cerca un capro espiatorio, in questo caso l'Europa, non che sia esente da critiche ma di questo voglio parlarne in un post dedicato, poi si fa in modo di elargire al popolo padano frasi “da bar” di ampio consenso per cercare successivamente di giustificarle alla bene e meglio per non indispettire troppo chi leghista non è, e grazie al cielo siamo ancora in tanti. La coerenza è un bene prezioso più che mai.

Ma il Karma colpisce tutti.
Ieri sera a Ballarò qualcuno, non ricordo francamente chi, ha detto una cosa interessante per quanto un poco semplicistica “sul tema immigrazione l'Europa tratta l'Italia come la Lega tratta il sud Italia” e guarda caso notizia recente è che in Svizzera la Lega del Nord Ticino ha clamorosamente vinto le elezioni cantonali ottenendo due ministri nell'esecutivo a cinque soli dicasteri e subito Bignasca, il Borghezio doltr'Alpe, manda la sua calorosa versione del “fora dai bal” agli italiani che “rubano” il lavoro ai suoi compatrioti, per lo più abitanti di Como, Varese e Verbania. Non è bello quando succede a noi (non uso Loro ma NOI perché per me siamo tutti italiani) vero?

Morale della storia? Se dai tanti calci in culo prima o poi un calcio in culo te lo prendi pure tu.  

martedì 12 aprile 2011

lunedì 11 aprile 2011

Grazie a Dio c'è la NATO


L'otto aprile Russel Harding, vice comandante dell'operazione NATO Unified Protector in Libia,non aveva alcuna intenzione di chiedere scusa per le vittime civili conseguite dai raid aerei dell'alleanza su una colonna di ribelli, dichiarando Non voglio chiedere scusa per le morti di civili per due motivi: primo perché vedendoli dall'alto non possiamo identificare di che natura siano i mezzi e secondo perché vedendo quei veicoli che si spostavano avanti e indietro potevamo presupporre che fossero di forze leali al colonnello Gheddafi”. Al suicidio mediatico di Harding cerca di riparare, in malo modo, qualche ora dopo Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della NATO, nel tentativo di salvar se non la capra almeno i cavoli, dichiarandosi affranto per le morti causate dal “fuoco amico”. Ma il carosello delle dichiarazioni non finisce certo qui e in barba ai morti, che sono “ovviamente” dati per scontati nella guerra libica, Shamseddin Abdelmolah, un portavoce del Consiglio nazionale transitorio libico, si affretta a dichiarare che “Non abbiamo mai preteso le scuse della Nato, ma soltanto delle spiegazioni” e ancora “Non mettiamo in discussione la buona fede dell’Alleanza […] Sembra ci sia un’interruzione nelle comunicazioni, forse dovuta alle condizioni sul terreno, che ha fatto in modo che la posizione dei nostri tank non fosse resa nota alla NATO”.
Tutto ciò accade perché l'alleanza avvistando una colonna di carri armati a Brega e identificandoli, per tutta una serie di motivi, come facente parti delle forze pro-Gheddafi ha la brillante idea di bombardarli per poi scoprire che invece ha fatto fuori i ribelli.

Fatemi capire una cosa: si è richiesto a gran voce che l'operazione militare in Libia passasse sotto il comando NATO per evitare che il primo cretino di passaggio decidesse di giocare al Rambo Libico e quando la NATO prende il comando lo fa lei? Indubbiamente geniale. La risoluzione NATO 1973 contempla una No Fly Zone sul territorio libico oltre che l'eventualità di altri interventi militari a tutela della popolazione civile; si è capito cosa si intende con “altri interventi” : bombardamenti nel più patriottico stile USA, d'altronde non dovrebbe stupire visto che fu lo stesso anche nell'intervento americano in Italia durante la seconda guerra mondiale. Ricapitoliamo: l'alleanza sotto il comando NATO si prefigge di tutelare la popolazione libica e per fare ciò Bombarda; solo io capto qualcosa di indistinto che “non va” ? Ammetto di non capirne molto delle raffinate strategie militari ma mi sembra alquanto curioso che una Guerra Umanitaria (alquanto ossimorico come concetto) che si prefigge la tutela dei civili sia combattuta con bombardamenti che, guarda caso, provocano vittime tra i civili. Ma sì, tanto a noi che ce ne frega, tanto non bombardano di fianco a casa nostra quindi lasciamo lavorare gli “esperti”.
Grazie a Dio c'è la NATO.