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citazione della settimana : "Mi chiedo cosa spinga a fissare la luce di una candela facendone il proprio sole" (...)

venerdì 22 aprile 2011

Bar Chigi: barzellette, slogan & festini mentre il paese sprofonda


Non sono mai stato un moralista dal grilletto facile, tutt'altro; ho sempre ritenuto importantissima la libertà personale e a fronte di divergenze di vedute il dibattito civile è un'ottima pratica salvo non cadere nell'ottica del missionario, votato solo alla conversione dei miscredenti.
La libertà di pensiero e di veduta è un diritto fondamentale di noi tutti, può essere educata ma non violata; la libertà di agire, invece, è per sua stessa natura limitata e così deve essere perché non si permettano prevaricazioni e dimostrazioni di cattivo gusto.
Detto ciò, ritengo anche che personaggi pubblici di un certo rilievo, in particolare della classe politica, dovrebbero mantenere un minimo di contegno nel loro esercizio dei poteri dei quali sono stati investiti.

Precisato quanto sopra mi chiedo come sia possibile che i membri più in vista della nostra classe politica si comportino come un gruppo di ragazzini alla loro prima gita all'estero. Un presidente del consiglio che elargisce barzellette di cattivo gusto come fossero caramelle, che ingaggia una personale battaglia contro la magistratura e contro il presidente della camera, che non ha il coraggio di definirsi antifascista e che “spara” dichiarazioni imbarazzanti ogni nei momenti peggiori. Esponenti di un partito, anch'esso al governo, che si permettono di elargire slogan del calibro di “föra dai bal” e considerazioni di poco senso quali “non gli possiamo mica sparare, ancora”, sempre riferendosi agli immigrati. Membri dell'opposizione che mostrano cartelli che danno dell'assassino a uno dei ministri. I ministri stessi che litigano tra loro come bambini. E così via... Una “caciara”, la follia più totale, risse e slogan in parlamento e poi tutti “a donne”, per usare tutta una serie di eufemismi, appena si esce. Un comportamento che mi aspetterei da un gruppo di persone che prendono l'aperitivo al bar non certo dai nostri rappresentanti. Mi aspetto da Gianni, il pensionato che va al bar dell'angolo, dalla visibilità pubblica di una marmotta impagliata, che dopo la terza grappa esterni un “Chemmenefotteammé degli immigrati, che vadano via dalle balle” non certo da un rappresentante della maggioranza al governo il quale sa benissimo che ogni sua dichiarazione ha un ben preciso peso. Ho sbagliato, avrei dovuto usare il condizionale “dovrebbe sapere” perché ormai tutti dichiarano tutto senza un minimo di coscienza e responsabilità; sento nelle dichiarazioni e nelle trasmissioni di approfondimento discorsi della stessa risma di quelli che io faccio il sabato sera davanti a una birra con i miei amici, a questo punto potrei entrare in politica pure io...

Ma non basta. Mentre una parte del paese di indigna di questi comportamenti che farebbero rivoltare i padri costituenti nella tomba, l'altra parte dà dei brigatisti ai procuratori di Milano (sull'onda della moda lanciata dal nostro sovrano) ed esalta la presunta potenza sessuale del premier venerandolo grazie alla gran sacerdotessa Carlucci che lo individua come il mito dei suoi figli. Voi capite che persino la mala – politica è già ad anni luce da qua, siamo già proiettati nella follia più totale, nel surrealismo, ci siamo tuffati in un quadro di Dalì senza accorgercene.

Qua va tutto in malora e intanto a Bar Chigi la classe politica prende l'aperitivo, guarda qualche sedere e sputa sul 25 aprile. E la costituzione? L'articolo 1 ormai è un sottobicchiere di Berlusconi. 

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