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citazione della settimana : "Mi chiedo cosa spinga a fissare la luce di una candela facendone il proprio sole" (...)

venerdì 13 maggio 2011

La politica del fango

La campagna politica delle amministrative è, tanto per cambiare, svolta all'insegna degli insulti e delle accuse che qualche volta, guarda un po', sono persino false. L'ultimo episodio è avvenuto ieri, mercoledì 11, durante un confronto televisivo su SKY TG24 tra i due principali candidati alla poltrona di sindaco di Milano: Letizia Moratti (sindaco uscente per il centrodestra) e Giuliano Pisapia (per il centrosinistra). Il confronto all'americana prevedeva una suddivisione rigida dei tempi, suddivisione studiata a tavolino dalla Moratti che negli ultimi secondi, tanto per negare ogni diritto di replica, sgancia la sua bomba nucleare sull'avversario accusandolo di essere stato “giudicato dalla corte di assise responsabile di un reato, il reato di furto di un veicolo (…) per il sequestro e il pestaggio di un giovane (…) giudicato responsabile ed amnistiato” al che scade il tempo, viene chiuso tutto e tanti saluti al diritto di difesa. Negli intenti della Moratti quello di dimostrare che mentre ella è moderata il suo avversario così moderato non è, anzi fa parte di una frangia estremistica della sinistra. Strano non abbiano parlato di BR, forse si attendeva un collegamento telefonico di Lassini o di Berlusconi al riguardo. Non passano neanche 24 ore e sorpresa! Si viene a sapere che Pisapia dopo il primo grado di giudizio, nonostante l'amnistia, ha continuato l'iter processuale attraverso i successivi gradi di giudizio fino ad ottenere piena assoluzione. La verità viene fuori, la Moratti fa una pessima figura ma intanto la bomba sull'avversario l'hanno sganciata e il dubbio a qualcuno resta.

Premetto che non conosco il programma politico di nessuno dei due “aspiranti tronisti” di Milano, preferisco pensare a quelli di chi si candida dove vivo io, perciò non tifo per nessuno; detto ciò è ovvio che la vicenda travalica la competizione comunale e riguarda il modo di fare politica “all'italiana”. Se durante ogni governo assistiamo al teatrino dell'insulto reciproco invece che ad un'opera di governo condivisa (che non deve essere necessariamente destra Vs sinistra : ne rimarrà uno solo) durante i periodi elettorali, che dio ce ne scampi e ce ne liberi, si “accendono i toni” e contando che da noi i toni sono perennemente accesi qua si rischiano episodi di autocombustione spontanea. La deriva populistica della politica ha portato a questo, alla battuta scontata, alla volgare derisione dell'avversario e alla calunnia facile. Non si deve concorrere con l'avversario, piuttosto bisogna distruggerlo, annientarlo con ogni mezzo necessario, d'altronde Padron 'Lusconi fa scuola con il suo perenne attacco alla “magistratura eversiva” ed alla “sinistra comunista” che a suo dire “puzza” (un raffinato attacco politico). Mancano sono gli striscioni e i cori da stadio, anzi perché i prossimi dibattiti non li facciamo a San Siro?

Come se tutto ciò non bastasse Alessandro Sallusti scrive un avvincente, si fa per dire, editoriale su Il Giornale il cui titolo è tutto un programma: “elezioni come un ring, è giusto suonarle - Tra quattro giorni in molte città italiane si vota. Ma la politica non è un salotto, è un ring, e su quello italiano ci sono pure arbitri di parte” sul cui contenuto non scendo, chi desidera può leggerlo e trarre le sue conclusioni. Quello che vorrei puntualizzare è che sta passando il messaggio secondo il quale “tutto è giusto e tutto è permesso” il che è quanto meno discutibile. Il cosiddetto “tono accesso” nella propaganda non è certo una invenzione di questi ultimi mesi, sopratutto in Italia, però può potenzialmente prendere connotati positivi qualora sia indice di forte passione per un progetto politico per il bene del paese (e non della solita casta), ma di sicuro questo non è né il caso né il modo; scendere al dileggio gratuito, darsi alla demagogia e cercare unicamente il favore popolare a discapito di tutto e di tutti è una parte dell'aberrazione del nostro sistema politico. Poi ci si chiede perché prende sempre più le distanze da quel mondo

È ora di dire basta.

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